11° Congresso Fisioterapisti Infermieri Ostetriche
20-22 Giugno 2013
Latina - Teatro della cultura
www.siud.it - Programma preliminare
La storia di Latina, o meglio di Littoria – come fu denominata in origine – compendia in sé due aspetti: quello della terra antica, “riconquistata” con la bonifica dell’Agro Pontino e l’altro della città nuova, simbolo della politica del Regime.
Se parliamo dunque del primo nucleo abitativo, allestito con mezzi di fortuna nello spazio del Quadrato – oggi sede della Piazza del Comune – da cui poi si sviluppò in breve tempo l’intero centro urbano, il pensiero va ad un passato piuttosto recente e precisamente all’autunno del 1931, quando un gruppo di coloni – per lo più boscaioli o carbonai – si stabilì in quel fazzoletto di terra con il preciso compito di estirpare erba tronchi e radici di alberi secolari per rendere il suolo edificabile e fondare la prima città dell’Agro Pontino.
Tuttavia questo evento, straordinario e inaspettato poiché vide la presenza umana dove si pensava fosse possibile, non fu che l’epilogo di un percorso lungo e laborioso che parte da molto lontano.
Circa tre milioni di anni fa il mare copriva tutta la pianura pontina, ne emergevano soltanto la catena dei monti e il Circeo, che era un’isola; il territorio si trasformò in un grande catino acquitrinoso in seguito all’enorme pressione generata dal vulcano laziale di Albano, la cui attività esercitò sul sottosuolo notevoli pressioni che provocarono l’innalzamento della duna quaternaria lungo una linea parallela al mare. Tra i monti e questa fascia di terreno al di sopra del livello del mare venne a trovarsi un’ampia zona depressa, lagunare, in cui si depositarono detriti alluvionali e sedimenti di materiale fossile.
Le acque meteoriche e quelle sorgive che sgorgavano ai piedi dei monti si raccoglievano disordinatamente in questo vasto bacino con scarse possibilità di incunearsi e di raggiungere il mare. Ostacolata dalla barriera della duna quaternaria e dalla scarsa pendenza del letto dei fiumi, l’acqua tracimava dagli alvei nelle bassure dove ristagnava, dando origine alle PALUDI PONTINE.
La zona si presentava come un enorme acquitrinio, umida e malsana; cosi scriveva Ippocrate nella seconda metà del V secolo a.C.: “ Le acque palustri, ferme e stagnanti, sono necessariamente calde, dense, puzzolenti d’estate.....che le beve avrà la milza ingrossata e muscolosa, il ventre duro e stretto….” Nei secoli la “febbre della palude”- come in passato veniva definita – segnò il corso della storia e della società del luogo, consentendo poche forme di vita, che gravitavano per lo più sulle colline e facevano capo solo sporadicamente alla pianura.
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